Dalla letteratura scientifica emerge un crescente numero di evidenze inerenti il ruolo causale del consumo di alcol sull’insorgere di tumori.

Un nuovo report clinico elaborato dal Comitato per la prevenzione dell’uso di sostanze del Beth Israel Medical Center e del Boston Children's Hospital (USA) conferma come i bambini con genitori o caregivers che fanno uso di alcol o droghe abbiano un maggiore rischio di conseguenze a breve e a lungo termine, compresi problemi legati alla sfera della salute e sfide di tipo psicosociale e comportamentale.

Precedenti studi hanno rilevato come l'uso di cocaina e metamfetamine sia legato all’insorgere di problematiche nell'identificare emozioni ed empatia. Nei consumatori di sostanze stimolanti sono state inoltre riscontrate delle anomalie nella struttura neurale e nelle correlate funzioni della corteccia prefrontale ventromediale, dell’amigdala, del cingolato anteriore e posteriore e, in generale, delle regioni implicate nei processi di decisione morale.

Cannabis e tabacco sono sostanze psicoattive particolarmente diffuse e vengono frequentemente assunte in combinazione, attraverso molteplici vie e modalità di somministrazione.

Il temperamento e le pratiche parentali – ovvero i comportamenti adottati dai genitori nel prendersi cura dei figli – sono importanti elementi predittivi dell’assunzione di alcol in fase adolescenziale.

Negli Stati Uniti, indagini condotte a livello nazionale rivelano come il consumo di ecstasy / MDMA sembra essere diminuito fra gli adolescenti dal 2001. Uno studio condotto dall’Università di New York rivela invece come tale fenomeno sia sottostimato a causa di una nuova sostanza psicoattiva denominata “Molly” che non viene considerata, da chi la assume, come una variante dell’ecstasy.

L’assunzione cronica di cannabis interrompe i naturali processi di gratificazione del cervello: questa è la conclusione di uno studio condotto dall’Università del Texas (USA) che dimostra per la prima volta – attraverso le immagini rilevate con risonanza magnetica funzionale – come i consumatori da lungo tempo di tale sostanza mostrino maggiore attività cerebrale nel sistema meso-cortico-limbico a seguito di uno stimolo costituito da cannabis, rispetto a stimoli di tipo naturale.

In letteratura è noto come l’esposizione al fumo passivo contribuisca ad incrementare il rischio di asma. Affrontare la questione del fumo passivo come un fenomeno a sé stante accresce la probabilità che i genitori continuino a fumare, riduce la probabilità che si sostenga la riduzione del fumo passivo ed aumenta il rischio che i figli a loro volta inizino a fumare.

I bambini che vivono con fumatori finiscono nello studio del medico o in ospedale più spesso di quelli non esposti al fumo di tabacco, secondo una nuova ricerca presentata al Pediatric Academic Societies (PAS) 2016 Meeting.

Dalla letteratura emerge come la maggior parte delle sostanze psicoattive portino ad un ottundimento generale del rilascio di dopamina nella fase cronica della dipendenza. Una nuova ricerca finanziata dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) ha dimostrato come anche i consumatori di cannabis abbiano il sistema della dopamina fortemente compromesso.